
Il presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Tommaso Pellegrino interviene su quella che sta diventando una vera e propria emergenza territoriale, sfatando anche alcuni “luoghi comuni”: “Non abbiamo mai immesso cinghiali nell’area di nostra competenza come Parco, l’immissione è stata fatta dalle Province ed è stata fatta male”. Ma Pellegrino non si limita a scaricare l’ente di responsabilità e sottolinea le azioni svolte per fronteggiare l’emergenza:“Abbiamo formato 230 selecontrollori che in pochi mesi hanno abbattuto circa 2300 cinghiali: paradossalmente nel Parco si abbattono cinghiali tutto l’anno, cosa che non avviene fuori dall’area parco. Purtroppo per ogni cinghiale abbattuto ne nascono altri 20, per questo è una emergenza nazionale che si può risolvere solo se tutti i soggetti di competenza sono coinvolti, non certo solo dal Parco”.
Intanto, sono state intensificate le attività di selecontrollo per l’abbattimento dei cinghiali, a partire dalle disposizioni contenute nel Regolamento per il prelievo faunistico del cinghiale nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
In particolare il regolamento prevede l’uso di carabina a canna rigata con cannocchiale di mira o puntatore, entro aree prestabilite in accordo con il personale tecnico designato dal Parco. Durante i prelievi selettivi è fatto obbligo di usare esclusivamente munizioni monolitiche prive di piombo.
Per quanto concerne le tecniche di abbattimento, il regolamento stabilisce che, oltre all’appostamento fisso (anche di notte con I’ ausilio di sorgenti luminose), sono autorizzate la “cerca” (senza cani) e la “girata” realizzata con un unico cane, abilitato dall’ ENCI.